Quali sono le cause più frequenti dello tsunami?

Alessandro Amato

I maremoti (o tsunami) sono causati dallo spostamento di una grande massa d’acqua in profondità o in superficie. La causa più frequente sono i terremoti (circa l’80% del totale), poi le frane sottomarine o costiere, le eruzioni vulcaniche, dei particolari fenomeni meteorologici (i c.d. meteo-tsunami), più raramente gli impatti di meteoriti.

Affinché un terremoto generi uno tsunami, il sisma deve avvenire in mare o in area costiera, essere superficiale e abbastanza forte da deformare il fondale dell’oceano o del mare. Generalmente si reputano potenzialmente pericolosi (tsunami-genici) i terremoti sopra magnitudo 5.5, ma in realtà bisogna superare la magnitudo 6.5 – 7 per avere una probabilità significativa di generare un maremoto. Il caso delle frane è diffuso nei fiordi scandinavi, dove sono documentate onde di decine di metri a seguito del crollo di un corpo franoso in un braccio di mare o anche in un lago.
Gli tsunami indotti da frane sono comunque fenomeni più locali di quelli prodotti da grandi terremoti, come quello di Sumatra del 2004 (magnitudo 9.3) e del Giappone del 2011 (magnitudo 9.1). In questo caso, come in tutte le aree circum-pacifiche che definiamo di “subduzione” (ossia dove la placca oceanica scorre sotto quella continentale adiacente), enormi porzioni di litosfera (la parte superficiale rigida della Terra) vengono consumate sotto placche continentali come quella del nord e sud- America, quella Euroasitica, ecc.
Nel Novecento sono stati numerosi gli tsunami di origine sismica devastanti. Solo per citare i principali, quelli in Alaska del 1946 e del 1964, il primo dei quali produsse uno tsunami che viaggiò per ore nell’oceano Pacifico fino a colpire le isole Hawaii, causando la morte di oltre 100 persone. All’epoca non esisteva un sistema di allerta. Un altro molto importante e noto è quello del Cile del 1960 causato dal più grande terremoto mai registrato: magnitudo 9.5.
Nel Mediterraneo ci sono diverse aree dove si possono manifestare grandi terremoti: l’arco ellenico, quello di Cipro, le coste dell’Africa nord-occidentale, la zona dello Ionio (incluso lo stretto di Messina sede del grande maremoto del 1908), il Mar Ligure (1887).
Ce ne parla Alessandro Amato, geologo sismologo.