Donna sul fronte di Alaine Polcz secondo Mónika Szilágyi e Antonio D'Auria

In balia dei soldati russi

Scritto sotto forma di confessione e pubblicato nel 1991, Donna sul fronte, il romanzo di Alaine Polccz, tradotto da Antonio D’Auria per Anfora, è incentrato sulla terribile esperienza subita da ragazza dall’autrice: gli stupri durante la seconda guerra mondiale ad opera dei soldati russi. Alaine racconta prima il suo matrimonio a diciannove anni con János, aspirante scrittore, contrario al suo desiderio di studiare medicina, che la tradisce e le attacca la gonorrea, poi la guerra, la fuga da Kolozsvár in Transilvania a Budapest e il periodo insieme alla suocera in balia dei combattenti, della fame, dei pidocchi. Tutti soffrono in una guerra ma le donne soffrono di più: quella di Alaine Polcz è una rara testimonianza della capacità di un essere umano ridotto a un corpo da usare di mantere la propria sanità mentale e la forza di reagire estraniandosi dalla violenza subita. L’introduzione è di Marco Innamorati; in appendice viene presentata la postfazione russa "Dopo questo sarà tutto un po' diverso" di Jurij Gusev.

Di questo straordinario libro (che ha avuto undici edizioni, ha dato origine a spettacoli teatrali e a un’importante mostra a Budapest) e della sua autrice abbiamo parlato con Mónika Szilágyi che l’ha curato e pubblicato nelle sue edizioni Anfora e con Antonio D’Auria che lo ha tradotto.

Uno dei russi era su di me. Sentii una voce di donna scendere dal soffitto: mamma, mammina! Gridava. Poi capii che era la mia voce, stavo urlando. Quando lo capii, smisi, rimasi sdraiata in silenzio, immobile. La mia percezione del corpo non era tornata insieme alla mia coscienza, era come se fossi impietrita, raggelata.


Alaine Polcz (Kolozsvár /Cluj-Napoca/, 7 ottobre 1922 - Budapest, 20 settembre 2007) psicologa, tanatologa, scrittrice. Si sposa all’età di diciannove anni, e durante la Seconda guerra mondiale soffre terribili sofferenze a causa dei continui stupri di gruppo dai soldati sovietici, torture e privazioni. Il suo matrimonio fallisce e gli orrori della guerra le lasciano un segno per tutta la vita. Si laurea in psicologia nel 1949 e nello stesso anno si sposa per la seconda volta con lo scrittore Miklós Mészöly. Questo matrimonio dura fino alla morte di lui, nel 2001. All’inizio della sua carriera pratica l’arteterapia per i malati mentali, poi si occupa di diagnostica dei giochi. Dal 1970 lavora presso la clinica pediatrica n.1 con bambini gravemente malati e terminali e con i loro parenti. Nel 1976 è la prima in Ungheria a creare una stanza dei giochi in un reparto clinico e una stanza separata per i genitori. Nel 1991 crea la Fondazione Hospice Ungherese.