Dante Ferretti, Immaginare prima

Una vita per il cinema

È in culla Dante Ferretti quando il 3 aprile 1944 una bomba degli Alleati distrugge la sua casa. La madre riesce a salvarsi insieme alla sorella; il padre, nella bottega di falegname perde una gamba. Il bambino sopravvive grazie a una donna che sente il suo pianto e chiama aiuto. L’episodio che apre Immaginare prima, Le mie due nascite, il cinema e gli Oscar, di Dante Ferretti, scritto con Davi Miliozzi e pubblicato da Jimenz, assume un valore simbolico: lo stesso Ferretti nota che il suo lavoro  di scenografo nasce dal desiderio di ricostruire. Ferretti racconta poi il suo precoce amore per il cinema: da ragazzo va spesso al cinema il pomeriggio rubando i soldi al padre e si ferma per più di uno spettacolo. Quando capisce che vuole lavorare in questo settore dà una grossa delusione al padre che sperava di passargli il mestiere; a Roma inizia disegnando bocche per i cartoni animati e i primi due film a cui lavora come scenografo sono ambientati nelle Marche. Per sette anni è l’aiuto di Luigi Scaccianoce, poi Pasolini lo vuole con sé e per Ferretti comincia un periodo di intensa collaborazione con lui. Tre volte premio Oscar per The Aviator di Martin Scorsese, Sweeney Todd di Tim Burton e Hugo Cabret di Martin Scorsese, Ferretti è una figura di primo piano del nostro cinema e questa autobiografia ricca di particolari e di umorismo ce lo fa conoscere da vicino. 

Solo molti anni dopo ho cominciato a riflettere sul peso simbolico di quelle macerie. Dopo avere subito la distruzione della casa in cui ero nato, l'annientamento del nostro mondo, sono diventato uno scenografo, un inventore di mondi. A volte penso di avere passato il resto della mia esistenza a ricostruire la casa che mi è crollata addosso.


Dante Ferretti è nato a Macerata nel 1943, città dalla quale si è allontanato dopo gli studi per andare a Roma a studiare cinema. Scenografo e costumista italiano, tre volte premio Oscar e il più premiato nella storia dei Nastri d’argento, ha esordito negli anni Sessanta sui set di Pier Paolo Pasolini diventandone presto lo scenografo ufficiale; nello stesso periodo ha lavorato con Elio Petri, Marco Bellocchio, Luigi Comencini, affermandosi anche come scenografo e poi regista per opere teatrali e liriche. Le sue imponenti scenografie si sono rivelate particolarmente congeniali alla vena onirica delle atmosfere di Federico Fellini, con il quale ha instaurato un fortunato sodalizio e un intenso rapporto di amicizia, interrotti solo dalla morte del regista riminese. Le visionarie scenografie per film quali Il nome della rosa e Le avventure del barone di Münchausen lo hanno consacrato a livello internazionale portandolo alle numerose collaborazioni con Martin Scorsese e a quelle con registi quali Neil Jordan (Intervista col vampiro), Anthony Minghella (Ritorno a Cold Mountain), e poi Brian De Palma, Tim Burton, Kenneth Branagh e altri.

David Miliozzi, scrittore, sceneggiatore e critico d’arte, ha pubblicato quattro romanzi (Senza parabrezza, A un passo dal nulla, Segni premonitori e E tutto iniziò a tremare) e diversi racconti in varie antologie. Ideatore e curatore di numerosi progetti editoriali, rassegne culturali e mostre d’arte, David Miliozzi è anche il fondatore del movimento artistico dell’Iperespressionismo.