Matteo Motolese, L'eccezione fa la regola

Sette storie di errori che raccontano l'italiano

Com’è cambiata l’idea di errore nella storia dell’italiano? Per rispondere a questa domanda, Matteo Motolese in L’eccezione fa la regola, Sette storie di errori che raccontano l’italiano (Garzanti) parte da un manoscritto di 1300 anni fa in cui si tramandano una serie di errori che in molti casi anticipano trasformazioni nel modo di pronunciare il latino che porteranno alla nascita dell'italiano come delle altre lingue romanze. Per lungo tempo l'italiano non avrà una grammatica: nel Trecento la lingua è così fluida che l'idea stessa di errore era molto diversa da quella moderna; non esisteva l'ortografia, ad esempio. È la stampa a segnare la vera rivoluzione in fatto di norma linguistica: nel momento in cui il libro diventa una merce si fa sempre più forte anche l'esigenza di codificare la lingua. Il primo vocabolario della lingua italiana viene pubblicato a Firenze nel 1612: è un’impresa titanica, i ventuno giovani accademici della Crusca che vi si dedicano si trovano a dover inventariare tutte le parole di Dante, Petrarca, Boccaccio e quelle degli altri autori fiorentini del Trecento. A Manzoni si deve il capovolgimento della prospettiva linguistica: se fino a lui a dettar legge era stata la letteratura, per sua iniziativa balza in primo piano l’uso corrente della lingua, il fiorentino colto, da lui inserito nel suo capolavoro, I promessi sposi, destinato a diventare il libro di riferimento della scuola dopo l’Unità d’Italia. Nel periodo fascista l'idea di errore si confronta con la lotta ai forestierismi e la volontà di imporre il "voi" al posto del "lei", campagne che vanno di pari passo con quelle della censura e della manipolazione delle notizie. Nel capitolo finale del suo libro, Motolese analizza il funzionamento dei correttori automatici nei computer riflettendo anche su come questi nuovi dispositivi possano influenzare il nostro uso della lingua.
 

Questo libro racconta come sia cambiata l’idea di errore nella storia dell’italiano. E lo fa partendo da una serie di casi singoli: il primo è una lista di errori copiata su una pergamena più di mille e trecento anni fa; l’ultimo, il correttore di Microsoft Word installato nel computer con cui sto scrivendo queste righe.

Matteo Motolese è nato a Roma nel  1972 e insegna Linguistica italiana all’Università La Sapienza di Roma. È autore di saggi sulla storia dell’italiano dal Trecento fino al Novecento. Ha curato, insieme a Giuseppe Antonelli e Lorenzo Tomasin, una Storia dell’italiano scritto in sei volumi. Dirige, insieme a Emilio Russo, il più importante censimento di manoscritti autografi degli scrittori italiani e collabora con il supplemento domenicale del Sole 24 Ore. Per Garzanti ha pubblicato Scritti a mano. Otto storie di capolavori italiani da Boccaccio a Eco (2017) giunto alla terza edizione; per la serie "Scrivere un classico nel Novecento" di Rai Cultura ha curato la puntata su Il nome della rosa di Umberto Eco .