Frankenstein di Mary Shelley secondo Nadia Fusini

Nuova edizione integrale del classico del 1818

Torna nell’edizione originale del 1818, tradotta da Alessandro Fabrizi, Frankenstein di Mary Shelley (Neri Pozza). Il testo è corredato da molti materiali e in primo luogo da un'introduzione di Nadia Fusini in cui si sottolineano le diverse valenze di questo romanzo che è famigliare, psicologico e sociale e costituisce “un controcanto femminile all’ideale prometeico maschile”. Scritto da Mary Shelley appena diciannovenne, il libro riflette la lunga serie di lutti subita dall’autrice (dalla morte di parto della madre, la famosa filosofa femminista Mary Wollestoncraft, a quella dei suoi figli piccoli, al suicidio della sorellastra e della prima moglie di Percy Shelley da lei poi sposato).  Scrive Nadia Fusini: "la nota più alta e profonda è psicologica, ed è la scoperta che “la cosa di tenebra” è dentro di noi". La cornice del romanzo è costituita dalle lettere che l’esploratore Robert Walton scrive alla sorella Margaret da una nave in viaggio verso il polo. Walton racconta l’incontro con un uomo disperso in gravi condizioni che gli consegna un manoscritto con la sua incredibile storia. Si tratta di Victor Frankenstein, uno scienziato ginevrino che, in un momento di autoesaltazione ha tentato di creare un essere vivente a partire da pezzi di cadaveri. Una volta compiuta l’impresa, Frankenstein rimane inorridito dalla sua creatura e la scaccia. Per vendicarsi del ripudio, l'essere uccide William, fratello minore di Frankenstein; del delitto è accusata la giovane Justine, che viene condannata a morte. Frankestein incontra la creatura, che gli rivela tutta la sua solitudine e angoscia e gli racconta la storia del suo avvicinamento alla famiglia di un cieco, finita male a causa del suo terribile aspetto. In cambio della sparizione definitiva, vorrebbe dallo scienziato una compagna. L’uomo accetta, poi ci ripensa; la creatura gli uccide prima l’amico Henry e poi la sposa Elizabeth proprio nel giorno del matrimonio. Il padre di Frankestein ha un colpo apoplettico e Victor parte all’inseguimento della sua creatura  fino al Polo. Victor muore sotto gli occhi di Walton; appare per l’ultima volta la creatura, parla della sua solitudine e poi sparisce nel nulla.

Ci è accaduta una cosa così strana che non posso fare a meno di riportarla, per quanto sia molto probabile che tu mi riveda prima che questi fogli giungano in tuo possesso. Lunedì scorso (il 31 luglio) eravamo praticamente circondati dal ghiaccio, che accerchiava la nave da ogni lato, lasciandole a malapena lo spazio per galleggiare. La nostra situazione era piuttosto pericolosa, soprattutto essendo avvolti da una fitta nebbia. Di conseguenza lasciammo la barca in stallo, in attesa di qualche mutamento del clima e dell’atmosfera. Verso le due la foschia si diradò e davanti a noi scorgemmo, in ogni direzione, vaste e frastagliate distese di ghiaccio, apparentemente infinite. A quella vista alcuni dei miei compagni non trattennero un gemito e nella mia testa iniziarono ad agitarsi pensieri di allerta, quando la nostra attenzione  venne attratta da una strana visione che ci distolse dall’ansia per la nostra situazione. A mezzo miglio di distanza scorgemmo un ingombro legato a una slitta trainata da cani, in direzione nord, e seduto sulla slitta, a guida dei cani, un essere di forma umana, ma di dimensioni gigantesche. Con i nostri cannocchiali potemmo osservare il rapido passaggio diquel viaggiatore, fino a che scomparve tra le irregolarità del ghiacciaio, in lontananza.Questa apparizione suscitò la nostra assoluta meraviglia. Avevamo motivo di credere di essere a molte centinaia di miglia di distanza da qualsivoglia terraferma e quello che avevamo visto sembrava invece indicarci che la terra non fosse poi in realtà così distante come pensavamo.


Nadia Fusini si è laureata in lettere all’università La Sapienza di Roma. Ha approfondito gli studi sulla letteratura americana all'Università di Harvard; sul teatro elisabettiano e Shakespeare ha studiato allo Shakespeare Institute di Birmingham. Ha insegnato Lingua e Letteratura Inglese all'Università di Bari; è diventata Ordinario di Lingua e Letteratura Inglese presso l'Università La Sapienza di Roma, dove ha insegnato Critica Shakespeariana fino al 2008. Poi ha diretto un dottorato in Letterature Comparate presso l'Istituto Italiano di Scienze Umane (SUM) e insegna ora alla Scuola Normale Superiore di Pisa e presso la Facoltà di Filosofia dell’Università del San Raffaele a Milano. Ha tradotto e commentato moltissimi autori di lingua inglese: tra cui Virginia Woolf, John Keats, Shakespeare, Samuel Beckett, Mary Shelley. Nel 1995 ha vinto il Premio Mondello per la traduzione di Le onde di Virginia Woolf, edito Feltrinelli. Si è occupata dei temi dell'identità e del femminile: Uomini e donne. Una fratellanza inquieta, Donzelli, 1995; Nomi. Dieci scritture femminili, Donzelli, 1996; Donne fatali. Ofelia, Desdemona, Cleopatra, Bulzoni, 2005; Possiedo la mia anima. Il segreto di Virginia Woolf, Mondadori, 2006.Tra i suoi romanzi: La bocca più di tutto mi piaceva, Donzelli, 1996; Lo specchio di Elisabetta, Mondadori, 2004; L'amore necessario, Mondadori 2008. Tra le sue ultime pubblicazioni Di vita si muore, Lo spettacolo delle passioni nel tetro di Shakespeare, Mondadori 2010, Hannah e le altre, Einaudi 2012, Vivere nella Tempesta, Einaudi 2016. Collabora alle pagine culturali de La Repubblica.