Fondazione Querini Stampalia

Architettura e arte contemporanee in una fastosa dimora patrizia

La Fondazione Querini Stampalia nasce nel 1869 per volere di Giovanni Querini Stampalia (1799-1869), ultimo discendente di questa nobile casata veneziana. Un esempio di conservazione, in un unico luogo, di tutti i beni di una famiglia patrizia: un ampio patrimonio immobiliare, artistico, documentario e bibliografico che la Fondazione conserva, rende accessibile e promuove secondo la volontà del fondatore di favorire "il culto dei buoni studi e delle utili discipline". 
Il palazzo Querini in Santa Maria Formosa, una struttura cinquecentesca ampliata e rinnovata nel corso del Settecento, racchiude mille anni di tradizione e comprende oltre al Museo che si sviluppa in diciassette stanze, una prestigiosa Biblioteca dotata di oltre quarantamila libri antichi, e uno spazio per le esposizioni temporanee. Dal 2018 ospita anche le Collezioni della Cassa di Risparmio di Venezia, affidate alla Fondazione da Intesa Sanpaolo.   
Il secondo piano del palazzo ricrea la dimora dei Querini Stampalia dove gli oggetti, i dipinti, gli affreschi e gli arredi raccontano la vita e i legami della famiglia ma anche lo spirito della città di Venezia. Tra i capolavori delle collezioni raccolte nei secoli La presentazione di Gesù al Tempio di Giovanni Bellini, dipinti di Giovanni Battista Tiepolo, cicli pittorici con le scene di vita veneziana di Pietro Longhi e di Gabriel Bella.   

Non solo un museo, una biblioteca ma un vortice, una capsula spazio-temporale dove nelle sue stanze, nei suoi piani di palazzo, arte e generi, stili, forme e contenuti, antico e contemporaneo, si mescolano in un insieme miracolosamente armonioso.
Marigusta Lazzari, direttore Querini Stampalia

La Fondazione Querini, che aveva nel suo statuto e nella sua missione l'obiettivo della conservazione, e attraverso le sue collezioni una forte relazione con il passato è, tuttavia, uno spazio in continuo cambiamento. A partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, la Fondazione si apre al dialogo con il contemporaneo, invitando personalità di spicco a confrontarsi con la storia di questa fastosa dimora patrizia in una sperimentazione che prosegue tutt'oggi.
Gli interventi d'architettura di tre grandi maestri italiani hanno valorizzato il palazzo cinquecentesco, trasformandolo in un luogo permeato dallo spirito e dalle forme proprie della contemporaneità, pur nel rispetto degli elementi tipici di una città acquatica, luminosa, dominata da materie come la pietra d'Istria  e i mosaici.
Carlo Scarpa, sotto la direzione di Giuseppe Mazzariol, realizza tra il 1959 e il 1963 l'ormai celebre restauro di parte del piano terra. E' un intervento rigoroso e poetico, considerato un'icona, "un perfetto esempio della più colta e aristocratica architettura del Novecento", che si articola su quattro temi: il ponte, un leggero arco di congiunzione per un nuovo ingresso alla Fondazione; l'entrata con le barriere di difesa dalle acque alte; il portego e il giardino.
Valeriano Pastor progetta, tra gli anni Ottanta e Novanta, un sistema di collegamento tra i piani del palazzo e tra edifici diversi del complesso.
Mario Botta, dal 1994, definisce un profondo rinnovamento della sede attraverso la riorganizzazione degli spazi e dei servizi, con espliciti riferimenti e omaggi alla lezione di Carlo Scarpa. 


Giuio Paolini, L'ora X, 2004

La proposta culturale della Fondazione comprende progetti espositivi ideati in concomitanza con le Esposizioni Internazionali d'Arte de La Biennale di Venezia. La Fondazione invita grandi artisti ad ideare un progetto site-specific partendo dallo spazio, dalla storia e dalle opere della Fondazione stessa. Sono stati coinvolti, tra gli altri: Lothar Baumgarten, Ilya & Emilia Kabakov, Mona Hatoum, Marisa Merz, Jimmie Durham.
L’attenzione al confronto tra il passato, così fortemente presente in Querini Stampalia, e il pensiero degli artisti contemporanei caratterizza anche Conservare il futuro, un articolato programma sviluppato in collaborazione con la Regione del Veneto ed altri partner. E' un'iniziativa che lancia una sfida per l'artista, per l'istituzione, per il pubblico, una visione audace che implica una continua sinergia tra la missione della tutela del patrimonio storico e la necessità di progettare il futuro, "imprescindibile premessa per chiunque voglia promuovere cultura con coscienza critica".

La casa museo della Querini era un luogo che possedeva un'inconsapevole vocazione verso il contemporaneo che andava nuovamente attivato. Si è trattato prima di tutto di rovesciare le logiche comuni che vedono il rapporto con il passato come esclusivamente conservativo e statico, materia morta e non modificabile. Si è provato ad uscire da un pensiero saturo di troppa memoria, che preferisce rinanere immutabile e di credere alla vitalità dello scarto temporale.
Chiara Bertola, curatrice progetto Conservare il Futuro

Segno e simbolo dell'attenzione della Fondazione verso le tendenze artistiche più aggiornate, è l'intervento di Joseph Kosuth sulla facciata di palazzo Querini: La materia dell'ornamento (1997), un'installazione permanente di neon che illuminano alcune descrizioni tratte dal libro Le pietre di Venezia di John Ruskin, un gioco linguistico e visivo che invita a riflettere sul ruolo dell'arte.
L'intero percorso museale è intessuto delle testimonianze dei protagonisti del progetto Conservare il futuro, che indagando gli arredi di famiglia, le memorie della casa e la sua architettura, generano opere e installazioni specifiche. Tra gli artisti intervenuti: Georges Adéagbo, Margarita Andreu, Stefano Arienti, Giuseppe Caccavale, Elisabetta Di Maggio, Candida Höfer, Maria Morganti, Giulio Paolini, Remo Salvadori, Mariateresa Sartori, Anita Sieff, Kiki Smith, Qiu Zhijie. 


Kiki Smith, Homespun Tales, 2005

La Querini è anche uno spazio dedicato alla fotografia. A partire dalle donazioni dei fondi fotografici di Luigi Ghirri, Graziano Arici, Luigi Ferrigno e Marck Smith, è stato creato un archivio fotografico che racconta Venezia e il Mondo dell'ultimo mezzo secolo.